pullarapoveralicatasvenduta

C’era un tempo passato nel quale Licata era svenduta a questo o a quel politico forestiero di turno essendo vista solo come granaio di voti e senza la capacità di eleggere nessun rappresentante politico nazionale o regionale, seppur essendo in termini numerici, quindi elettorali, la seconda o terza cittadina della provincia di Agrigento. Licata veniva sempre superata da cittadine più piccole, ma i cui rappresentanti politici più maturi e di ampie vedute, con la compattezza, riuscivano a raggiungere traguardi politicamente rilevanti con ricadute positive sulla città che li aveva lanciati e sui cittadini tutti dei paesi confinanti. Con la cosiddetta “Seconda Repubblica” a livello nazionale si passò a un sistema elettorale che vedeva Licata inserita in un collegio dove rappresentava la città più grande, quindi qui venivano individuati i candidati delle due compagini contendenti: centro destra e centro sinistra. Pertanto, quasi obtorto collo, Licata per oltre un decennio si è trovata ad esprimere deputati nazionali, riuscendo così ad avere qualche ritorno sul piano della visibilità e della reputazione. Successivamente, però, i collegi vennero modificati, Licata non fu più la cittadina con il maggior numero di votanti, così tornò nell’oblio. Poi, da un decennio a questa parte un gruppo di giovani, attorno ad una leadership forte, iniziò a fare politica prefissandosi mete prima mai raggiunte, ma con un collante alla base: Licata doveva essere rispettata. Oggi, quindi, la storia racconta che Licata riuscì a far eleggere un deputato regionale con una messa di voti notevole, sia in città che in tutta la provincia e ciò, dopo circa mezzo secolo, seppur diversi licatesi, senza fortuna nel tempo, avevano tentato di raggiungere l’ambiziosa meta. Addirittura, per fermare tale progetto, nella compagine avversa, che poi perse, venne designato assessore regionale il sindaco, appena sfiduciato (cosa che almeno io risosterrei), anche questo obiettivo raggiunto senza alcun prezzo pagato da Galanti, che nel frattempo se ne stava comodamente a casa con suo figlio e sua moglie, mentre gli autori della sfiducia venivano perseguitati dalle telecamere. Il Deputato eletto decise di non fare il conto dell’oste, e quindi tirare i remi in barca pensando solo a se stesso, ma di portare avanti un gruppo, cercando di far nascere e crescere una nuova classe dirigente, correndo così il rischio di creare antagonisti, mettendo la città di Licata sopra perfino se stesso. Quindi, alle immediate elezioni comunali che si tennero portò avanti quel gruppo, allargandolo, e candidando a sindaco il politicamente ed elettoralmente inesistente Dottor Giuseppe Galanti, pensando che a lui potesse affidare con cieca fiducia, dopo quarant’anni di conoscenza, la crescita di un gruppo e il bene della città. Il risultato elettorale fu osservato da tutta la politica: vennero infatti eletti 19 consiglieri su 24, furono costituite 5 liste, dando una mano anche a partiti blasonati, il Galanti fu eletto Sindaco pur perdendo molto rispetto alle liste che lo appoggiavano. La politica tutta, preoccupata addirittura, pensò di creare un contro-altare alle prime elezioni utili e così Licata ebbe addirittura un Deputato europeo, seppur in termini di origini e non di vissuto. Successivamente, colui il quale aveva ricevuto per grazia le chiavi della città, trovandosi in pratica senza fatica, decise di compiere il peggiore e nefando dei gesti umani: il tradimento! Non solo politico! Certamente, quanto meno, sull’altare dell’inconsistenza, politica, dello stesso e dell’appiattimento sul volere capriccioso di qualche piccolo fallito che nella vita nessun traguardo aveva e ha saputo raggiungere. Un sindaco che, non solo si è macchiato di tradimento nei confronti del progetto politico e dell’uomo che politicamente lo ha creato, ma anche e soprattutto della città che ha continuato a svendere sull’altare dei capricci di qualcuno, distribuendo prebende politiche e poltrone a questo o a quel politico di turno pur di accaparrarsene la benevolenza non per la città ma solo per tornaconto politico personale, cercando così, con le proprie azioni, di tentare di completare il premeditato crimine politico. In questo ben accompagnato e copiato, ma anche spalleggiato, da qualche consigliere comunale, storico e non solo, o addetto alla politica. Licata oggi è una città offerta gratis, politicamente, da Galanti, oggi sindaco, dal suo cerchio magico e da qualche piccolo, inetto, fallito ed invidioso, politicamente parlando, bamboccio viziato o adulto non solo anagraficamente, ma anche e soprattutto politicamente, a chiunque e ciò senza alcun rossore, però sempre pronti ad una foto in posa. L’apparire è tutto quando non c’è la sostanza! Eh già! Una giunta, dalle porte girevoli, tinteggiata di mille colori dal PD, all’UDC a Forza Italia, e chi più ne ha più ne metta, senza una meta e una rotta. E direi principalmente, come sotto gli occhi di tutti, senza alcun beneficio per la città e i cittadini. Quindi la domanda che non solo io mi faccio è: a chi serve tutto questo? A chi sta servendo e per cosa? Galanti, oggi sindaco di Licata, con tutto ciò che gli sta, e continuerà a stargli, intorno ha fatto tornare Licata indietro di almeno due decenni. Certo, la cosa che mi si può rimproverare è quella di averlo voluto fortemente e che sia stato votato perché lo abbia chiesto io. Tutto questo è vero, ma chi poteva immaginare che dopo decenni di conoscenza, condivisione e di tanto altro potesse compiere tali gesti. Per analogia, è come quando si divorzia: chi può immaginare il giorno delle nozze, vedendo così felici e festanti i due coniugi, che il matrimonio finirà perché uno dei due deciderà di tradire, cercando di sbarazzarsi dell’altro, mentre gli si fanno gli accertamenti per verificare l’esistenza o meno di una malattia gravemente invalidante. E comunque, a prescindere dall’accertamento dell’invalidità, è gesto che si compie?! Quando accadono queste cose il giudice, in sede di divorzio, determina l’addebito nei confronti del coniuge macchiatosi di tali inqualificabili comportamenti. Pensi Galanti e tutto ciò che gli sta attorno, o che gli continuerà a stare attorno, compresa la politica con la quale si fa i selfie, ad avviare, entro fine mandato, progettualità per Licata, a farle finanziare e a portarle a buon fine. Il tempo del conto sta per arrivare e non si illuda su quale competizione elettorale ci sarà prima. Galanti, riportando i cittadini indietro nei decenni, li fa apparire come babbi, ma questi non lo sono e lo hanno già dimostrato, così come sono certo continueranno a dimostrarlo. Galanti e tutti quelli che gli stanno attorno, o che gli continueranno a stare intorno, pensino ad evitare il dissesto per le casse del comune, soprattutto per le scelte sulla gestione dei rifiuti che hanno solo creato qualche risposta occupazionale (lì non voglio andare oltre), ma una ricaduta di costi negativa per l’intera città, dalle famiglie alle aziende. Pensino a restituire i terreni ai proprietari dopo aver subito le demolizioni. Pensino ai precari stabilizzati del comune ed alle poche ore degli stessi. Pensino ad una corretta gestione delle risorse umane comunali per dare risposte certe e i necessari servizi ai cittadini. Pensino a pagare per tempo gli oneri di concessione demaniale onde evitare la ricaduta negativa sui pescatori. Pensino ad affidare a un partner di livello nazionale il nuovo mercato ortofrutticolo per dare una risposta agli agricoltori. Pensino a rimediare alla zona ZES non chiesta per la zona artigianale. Pensino ad avviare i lavori per il teatro, il parcheggio, palazzetto dello sport, tutte opere già finanziate. Pensino a monitorare lo stato dell’arte sul prolungamento della banchina del porto, invece che rallentarla. Pensino a come attrarre turisti per far rialzare la testa a tutto il comparto turistico ricettivo- ristorativo. Pensino a come definire al meglio la gestione degli impianti sportivi: stadio comunale e palazzetto dello sport in primis, dando sfogo ai nostri giovani e alle società sportive. Pensino a fare avviare la raccolta differenziata per fruire dei bonus economici dei ristori. Pensino a fare aprire l’hub vaccinale piuttosto che tenere ingolfato l’ospedale di Licata. Pensino a fare uscire Licata dalla gestione di Girgenti Acque. Pensino a far arrivare a Licata finanziamenti per il tramite dei loro referenti piuttosto che accontentarsi di prebende politiche personali. Pensino ad avviare le necessarie progettualità per le bellezze naturali e paesaggistiche presenti nel territorio licatese, oltre ai beni culturali da fruire, quali musei e siti monumentali, che hanno rappresentato sempre negli anni una vetrina spettacolare per il turismo estivo e di bassa stagione. Solo per citare alcuni esempi ma l’elenco è ancora lungo. Galanti e cerchio magico, considerato che la vergogna non vi appartiene, almeno provate a dare senso al perché siete avvinghiati a quella sedia e agli stipendi che da due anni e mezzo percepite, ovviamente oltre e non in sostituzione del trattamento economico che per lavoro o pensione già beneficiate. In tale ultimo senso, sarebbe bello un’operazione trasparenza e pubblicare i redditi ante poltrona e quelli di oggi. Io l’ho già fatto. Sono certo che la dignità politica che vorrebbe le dimissioni, per sottoporvi a giudizio popolare con la vostra faccia, voi non l’avete! Ma sono altrettanto certo della dignità e memoria dei licatesi e del fatto che non siano, come voi ormai da quasi due anni, cercate di farli apparire svendendoli in cambio di un ritorno politico personale.

Carmelo Pullara