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La polizia di Stato ha eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di 13 persone accusate di gestire il traffico di droga nel capoluogo siciliano. Il provvedimento è stato emesso dalla Dda, diretta dal procuratore capo Francesco Lo Voi. Al vertice dell’organizzazione, secondo le indagini condotte dalla squadra mobile di Palermo, ci sarebbero due nigeriani, regolarmente presenti sul territorio nazionale, tanto da beneficiare anche del “reddito di cittadinanza”, aiutati da altri 5 connazionali e supportati da un cittadino italiano. Joseph Nnodu Onwujiobi chiamato Oga Joe ossia Capo, era l’intellettuale del gruppo, che si occupava anche di gestire l’organizzazione e individuare gli avvocati per le difese dei componenti dell’organizzazione che finivano in carcere. Il braccio destro sarebbe Solomon Gukas Emmanuel che intratteneva l’asse fornitore-acquirente-spacciatore di grossi quantitativi di sostanze stupefacenti, con l’ausilio di diversi soggetti in qualità di corrieri ed ovulatori.Secondo le indagini, condotte dalla squadra mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti, e coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, gli altri componenti del gruppo erano Christopher Odoh gestore di un proprio business illegale che garantiva la disponibilità della droga da rivendere.
Nell’organizzazione c’era anche un italiano Gioacchino Scaglione che avrebbe avuto compiti logistici.Le indagini sono iniziate nell’aprile del 2020e hanno consentito di documentare un traffico di droga del tipo “cocaina” ed “eroina” che giungeva a Palermo prevalentemente  dalla provincia di Napoli, per poi essere smistata , oltre che sulla locale piazza di spaccio, anche nei comuni di Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano e Licata. Gli incaricati alla commercializzazione al dettaglio erano Leonardo Casano  e Antonino Barbera, Precious Edidhala detta “ Cindy” .Il sodalizio criminoso era punto di rifornimento di una ramificata rete di spaccio locale e extra-provinciale anche per la “concorrenzialità” dei prezzi praticati nonché per la possibilità di far giungere importanti quantitativi di sostanza stupefacente,  nonostante le misure restrittive sugli spostamenti previste dalle norme volte al contrasto della diffusione del Covid-19.Per il trasporto, infatti, il gruppo si avvaleva di corrieri, la gran parte dei quali viaggiavano a bordo di pullman di linea o tramite treno, i quali nascondevano la sostanza stupefacente in confezioni di bagnoschiuma precedentemente svuotate, fra gli indumenti, all’interno di parti intime o ingerite, previo confezionamento in ovuli, anche 50 alla volta.A loro volta i pusher occultavano le dosi in bocca per consegnarle ai clienti, che raggiungevano tramite mezzi elettrici o biciclette in punti d’incontro concentrati prevalentemente nel centro storico, in particolare fra le vie del quartiere rionale di “Ballarò” e della Stazione centrale – via Oreto.Per ordinare o trasportare i quantitativi di sostanza stupefacente era stato coniato un vero e proprio glossario, con l’utilizzo di parole “in codice”.Nel corso dell’operazione “Sister White”, sono state arrestate nove persone e sequestrati un chilo e mezzo di cocaina e 500 grammi di eroina, oltre a 9.000 euro in contanti.La droga sequestrata, tutta di purissima qualità, aveva un valore all’ingrosso di circa 100.000 euro che sulle piazze di spaccio avrebbe reso sino a 300.000 euro a seconda della percentuale di sostanza con cui sarebbe stata tagliata.I provvedimenti restrittivi della libertà personale sono stati eseguiti in varie parti del Sud Italia, da Palermo sino a Castel Volturno (Na), con l’ausilio di personale delle Squadre Mobili di Napoli e Trapani ed i destinatari associati nelle case di reclusione di competenza territoriale.